Perché una stampante 3d

La missione coi tokai è un fatto intimo della storia di Evita, la quale quest'anno ha scelto di dischiuderlo a qualcuno esterno alla famiglia Tobanelli. Io e Giada siamo quelli che si sono fatti coinvolgere in prima persona da questa missione, mentre Stefano Ghirlanda ha suggerito, proposto e ottenuto che anche la cooperativa "La Sorgente", galeotta dell'incrocio dei nostri percorsi di vita, partecipasse in qualche modo a questo carrozzone disperato di persone che si tengono per mano nella bufera del mondo nel principio del Terzo Millennio. 

Quando nell'estate del 2024 padre Lupi è venuto in Italia e ci siamo conosciuti era rimasto affascinato dalla stampante 3D, macchinario introdotto da Cristian Ziggioni all'interno della cooperativa e utilizzato dalla rete dei Punti Giovani di cui facciamo parte alcuni tra noi educatori. Al tempo disse che in Bangladesh si iniziava a usare in qualche contesto educativo, ma era rimasto molto vago. 

A un mese dalla partenza, un po' in fretta e furia, si è ragionato sul fatto che sarebbe stato curioso installarne una a Noluakuri, base affettiva dei tokai. Così è sancito: Sorgente finanzierà l'installazione di un laboratorio di stampa 3D a Noluakuri.

Non senza dolorose doglie, qualche giorno prima di partire, abbiamo partorito il piano: compreso che sarebbe stato troppo dispendioso acquistare online e far spedire in Bangladesh e infattibile imbarcare in stiva, ci siamo messi in contatto con PrototypeBD di Dacca, negozietto della capitale che offre servizi di stampa 3D e abbiamo concordato di comprare una Bambulab A1, un'estrusore di scorta, un essicatore SUNLU S1 plus vista l'umidità della calda stagione e qualche bobina di PLA e di ritirare tutto in loco. Alla modica cifra di 70.000 take bengalesi, qualcosa di più di 500€: un piano perfetto. Offriamo di fare un bonifico anticipato della metà della spesa per tenere da parte il materiale, il buon Walid Mahfuj accetta. Nel momento in cui sto scrivendo, poco prima di rientrare in Italia, quei soldi non sono ancora giunti a destinazione. Non avevamo considerato la giungla burocratica, virtuale e fisica, del sistema bancario bengalese e in ogni caso dei tempi delle operazioni intercontinentali. 

Poco male, giungiamo a Dacca e il giorno successivo, anche se l'essicatore ancora non è arrivato, andiamo a far visita ai nostri nuovi compagni di avventure: ci facciamo vedere, li conosciamo, finiamo di negoziare e ci facciamo raccontare cosa fanno. Mentre stanno stampando dei modellini urbanistici per il municipio, concordiamo di ritirare il tutto dopo due giorni. Così faremo, un'operazione che durerà più del previsto: tra traffico, convenevoli, preghiere delle 17.00 e foto di rito, mentre il buon Mirage (autista e altri mille ruoli, suppongo) nel frattempo si era addormentato in macchina, ritiriamo i nostri pacchi e ce ne andiamo. 

Insomma, tutto e tutti (a parte me) dopo 24h saranno a Noluakuri. Si perché un uso oggettivamente sconsiderato di arie condizionate varie da parte della popolazione locale e un' improvvida e inopportuna camicetta leggerissima post influenza mi hanno fatto ripiombare nell'angoscia della malattia ferie correlata. Dopo un ripristino di fabbrica di 36h raggiungo gli altri nella famosa Noluakuri. Tempio sentimentale dei tokai, mi ci faccio accompagnare dal Topon, mio futuro bestie, nonché adulto di riferimento dei tokai di Noluakuri, tokai lui stesso, prossimo a un matrimonio (con chi non si è capito) e all'arrivederci dal suo ruolo. 

Ok, dunque, arrivati a sera, aspettiamo il giorno successivo per installare la stampante. Ecco il cuore della questione: perché una stampante 3D? Quei soldi non potevano essere investiti in altro di più importante? Hanno davvero bisogno di qualche oggettino in più questi esfarrapados

[nota: "Esfarrapados" (straccioni, derelitti) in Freire si riferisce agli oppressi, gli emarginati, i poveri, a cui dedica la sua opera fondamentale, la Pedagogia dell'Oppresso, identificandoli come i soggetti della lotta per la liberazione, coloro che hanno la vocazione ontologica e storica di "essere di più" e di trasformare il mondo, non solo di subirlo, attraverso l'educazione critica].

Ne parlo con Gianvito, saveriano sulla settantina ceco da un occhio e mezzo che presiede la casa dei saveriani di Dacca, il quale mi incalza su tale questione durante il mio ricovero forzato nella megalopoli. Loro hanno bisogno di cose di prima necessità, e hanno bisogno di scrivere poesie, di imparare, di leggere, di giocare, mi dice goliardicamente polemico. Gli spiego che una stampante 3D non escluderà loro la possibilità di fare tutto ciò. Anzi, in realtà essa potrà essere uno strumento per ognuna di queste necessità. Un leggio della giusta misura, una trottola, un modellino di apprendimento delle frazioni, tutte cose che una stampante 3D può produrre in meno di un'ora. Ma ciò che più sarà esaltante, noi ipotizziamo, è il senso di meraviglia che verrà nutrito in costoro. Non solo miseria, violenza e soppressione abitano questo mondo, ma altro che mai ci si poteva immaginare è pronto a esistere. Lo stesso Gianvito fatica a credere che da quell'aggeggio possa uscire anche solo un bicchiere. Quando gli spiego che il filamento viene depositato a 200° uno strato sopra l'altro fino a creare un oggetto solido raffreddandosi, mi guarda meravigliato col mezzo occhio rimastogli. I fotorecettori della retina prima e un movimento congiunto delle sopracciglia e del labbro inferiore dopo, tradiscono una sua rassegnazione di fronte al futuro che sopraggiunge. Se è vero come dice Freire che sono gli straccioni del mondo a doverlo risignificare e trasformare, allora avremo bisogno di tokai che non perdono la speranza, che sono pronti a mettersi in gioco perché nulla è perduto, perché tutto è ancora possibile.

Il vero entusiasta del gruppo è Pier, si muove su e giù per i piani delle case di Noluakuri coi suoi quasi ottant'anni sulle spalle. Mi mostra il pc nuovo, bellissimo, preparato specificatamente con una scheda grafica utile alla modellazione 3D, lo spostiamo su all'ultimo piano della casa delle femmine dove tra qualche gallina e capretta una stanza vuota è stata adibita a laboratorio high tech con un controsoffitto apposta affinché non entri acqua durante le piogge. C'è il wi-fi, ma non riusciamo a collegare la stampante alla rete. La nostra A1 sembra importata dalla Cina con un blocco regionale. Proviamo con un VPN, niente. Rimaniamo sulla rete locale. Ah, un piccolo problema, ogni tanto salta la luce. Tutto il giorno è un susseguirsi di operai scalzi (lo sono tutti, non solo loro, però mi sembra simpatico ricordarlo) che vanno su e giù. Questa cosa della corrente va risolta, è impensabile usare la stampante altrimenti, le varie interruzioni renderebbero l'estrusione del materiale troppo discontinua. Ce l'hanno fatta, a notte inoltrata un salvavita è pronto per entrare in funzione. L'indomani stampiamo la classica benchmark a barchetta ed è perfetta. In venti minuti, livellamento del piatto e calibrazione pre-stampa compresi. 

I bambini sono estasiati, frugano tra gli scarti di PLA rubacchiando qua e là tutto ciò che può essere profittevole avere (o sgranocchiare), il Topon anche se indaffaratissimo riesce a ritagliarsi del tempo per curiosare, Pier, padre Lupi, vigila come un deus ex machina su tutto e tutti e infine, quatto quatto, il buon Michael (pseudonimo occidentalizzato di chissà quale nome, ma almeno così ci capiamo) si inizia ad appassionare seriamente. Lui è colui che presumibilmente sostituirà il Topon quando avrà capito come lasciare effettivamente Noluakuri. Gli faccio una formazione accellerata, parliamo entrambi un inglese abbastanza decente da capirci e dopo aver fatto insieme qualche pettine personalizzato per i bambini non sta mica già disegnando su Tinkercad una decorazione per la porta della stanza di sua figlia provando il setting extra fine con altezza dei layer da 0.08 mm? Che tipo il Michael...super sciallo lui. 

Insomma vediamo cosa succederà. Siamo partiti e prima di lasciare Noluakuri mi dice che è grato di avere avuto un maestro come me, io lo ringrazio per aver avuto uno studente appassionato come lui, memore delle ore trascorse insieme fino a tarda sera quando i bambini sono ormai a dormire. So già che sarà come con Nicolas al Punto Giovani di Portese che dopo una settimana che gli spieghi Tinkercad ti ritorna con un modellino di Fiat Panda fatta tuning modellando minigonne e alettoni con solidi incavati da altri solidi con un rispettabilissimo livello di dettaglio. Effettivamente l'ultima cosa che Michael mi ha chiesto nei nostri colloqui individuali è come stampare delle maschere partendo da delle foto dei bambini. Che fantasia.... non avrei la più pallida idea di come fare: lo metto in guardia rispetto alla complessità di alcune idee ma lo sprono a indagare, testare, sbagliare e imparare rispetto a ogni cosa gli salti in mente. Non si dimentichi infine che lo sviluppo industriale del Bangladesh è perlopiù a trazione tessile, settore nel quale la stampante 3D può offrire interessanti sbocchi professionali a quei tokai che nel tempo, chissà, si possano appassionare e formare nel suo utilizzo.

Quindi niente, eccoci qua, ho lasciato tutto alle spalle, certo rimarremo in contatto per confrontarci da remoto. Più pragmaticamente una cosa interessante potrà essere che la casa dei tokai si crei un piccolo business nel villaggio. Sono tutti molto incuriositi e appena si spargerà la voce che a Noluakuri qualcuno sta stampando pettinini con su il proprio nome sono sicuro che qualche taka utile a comprare qualche kg di carne di coniglio qualcuno sarà disposto a sborsarla...


Mattia 








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