Post

Ayan

Ayan ha forse cinque anni e noi lo chiamiamo il “Bulo” (il Bullo) perché si presenta dopo essersi lavato con una camicetta con il colletto tirato in su e con una specie di cresta. Ci tiene ad essere elegante, a modo suo. É a Noluakuri da poco più di un anno, viveva con la madre sulla ferrovia e facevano la carità, lui dice ridendo che insieme al suo amico rubava anche le angurie. E tu provi ad immaginarti questo cosetto di un metro che fugge con un’anguria tra le braccia. Le infinite potenzialità dei Tokai.  Ha iniziato ad allontanarsi e a perdersi ed è quindi entrato anche lui nella grande casa gialla, dove da anni si trova anche sia sorella. Ayan si ricorda che a Febbraio, quando l’ho conosciuto, avevamo instituito il “goodnight biscut” quindi mi guarda dritto negli occhi e me lo ripropone con occhi furbi e seduttivi, io non so resistergli e acconsento. La mattina dopo mi salta in braccio e ci prova: “shubor shokal biscut?” (Biscotto del buongiorno?). E da lì ogni momento della g...

Bella Ciao

Appartenenza, dunque. Il 9/12 Riccardo avrebbe compiuto 70 anni, il giorno del suo compleanno qui in Bangladesh è da sempre un momento di grande festa che si continua a celebrare nonostante la sua morte. Io, invece, non sono mai stata particolarmente coinvolta dalla celebrazione di niente, forse perchè non amo il mio compleanno o forse perchè sono cresciuta in una famiglia in cui non c'è mai stata attenzione e cura rispetto a compleanni o alle festività in generale. Quindi, a onor del vero, noi ci siamo capitati un po' per caso a Noluakuri il 9 Dicembre: abbiamo incrociato agende e piani ferie e inoltre bisognava scegliere un periodo per scendere in Bangladesh che fosse ben prima delle elezioni di Febbraio perchè nel periodo pre elettorale Dacca diventa un luogo poco sicuro a causa delle violente manifestazioni. Pier, da bravo coordinatore, ha organizzato il piano delle nostre due settimane affinchè fossimo a Noluakuri per il compleanno e per darmi la possibilità di partecipare...

Perché una stampante 3d

La missione coi tokai è un fatto intimo della storia di Evita, la quale quest'anno ha scelto di dischiuderlo a qualcuno esterno alla famiglia Tobanelli. Io e Giada siamo quelli che si sono fatti coinvolgere in prima persona da questa missione, mentre Stefano Ghirlanda ha suggerito, proposto e ottenuto che anche la cooperativa "La Sorgente", galeotta dell'incrocio dei nostri percorsi di vita, partecipasse in qualche modo a questo carrozzone disperato di persone che si tengono per mano nella bufera del mondo nel principio del Terzo Millennio.  Quando nell'estate del 2024 padre Lupi è venuto in Italia e ci siamo conosciuti era rimasto affascinato dalla stampante 3D, macchinario introdotto da Cristian Ziggioni all'interno della cooperativa e utilizzato dalla rete dei Punti Giovani di cui facciamo parte alcuni tra noi educatori. Al tempo disse che in Bangladesh si iniziava a usare in qualche contesto educativo, ma era rimasto molto vago.  A un mese dalla partenza, ...

Appartenenza

 Nella casa nella foresta. Ho lasciato andare il tempo, non mi sono quasi chiesta quanto tempo ancora? Quanto tempo é passato? Ho seguito il flusso della vita. Stamattina mi hanno svegliato le ragazze, ho spento la sveglia, ho pensato che mi sarei alzata e sono ripiombata in un sonno profondo. Quando sono uscita dalla camera, ancora dotata di armatuta ho fatto un veloce saluto, gli occhi ancora semi chiusi. Topon, il vice coordinatore, mi ha portato un caffè sorridendo: Your medicine.  Come ogni mattina noi cinque abbiamo fatto colazione e un piccolo programma della giornata, chi fa cosa, domani é il compleanno di Riccardo, come la facciamo la pizza? E la stampante 3d? Mattia devi vedere ancora qualcosa? Un piccolo passaggio sui comportamenti che abbiamo osservato la sera precedente, qualche riflessione, Pier che mi prende un po’ in giro per il mio animo zingaro e via…la sala si riempie di bambine, bambini, ragazzi e ragazze. Si chiacchiera tutti insieme, qualcuno inizia a chi...

Dove troverete riparo questa notte??

Ci svegliamo all’alba. Un Nescafé e attendiamo padre Carlos per partire verso Khulna. Uscire da Dhaka senza restare intrappolati nel traffico sembra quasi un miracolo, ma l’orario scelto ci salva. Nonostante la stanchezza, la curiosità vince sul sonno: restare sveglia e osservare ogni angolo di vita che scorre fuori dal finestrino è quasi un bisogno. La strada è un fiume in movimento. Tre ruote che sfrecciano, risciò elettrici carichi di cibo o attrezzi da lavoro, motociclette che zigzagano come fossero parte di una danza. Ai lati della strada si susseguono graffiti colorati, nati dopo il colpo di stato di quest’estate. I primi bazar iniziano ad aprire; i cani randagi dormono ai lati della strada o cercano qualcosa da mangiare tra la spazzatura. E così riesfo a vedere l’alba spuntare sopra il Gange. A metà tragitto ci fermiamo in un autogrill. Nessuno sembra troppo sorpreso di vedere tre occidentali: forse perché quel posto è un punto di passaggio. Sono quasi tutti uomini. Mangiamo la ...

Tempo di ninna nanna

 Da qualche giorno siamo arrivati a Noluakuri, il piccolo villaggio in cui sorgono due grandi case gialle. Siamo lontani dall’inquinamento e dal rumore della capitale, lontani dalla vita pulsante di 36 milioni di persone, lontani dall’abbruttimento di una vita nel kaos. Qui siamo vicini alla foresta, le strade che conducono alle case dei tokai non sono asfaltate, camminiamo su piccole vie o lungo gli argini delle risaie. Le donne ci sorridono, mentre portano sacchi di riso sulla testa, sembra che siano molte di più di quelle che abbiamo incontrato in città. Alcune spazzano lungo le piantagioni di banane, utilizzando delle scopine fatte con degli arbusti secchi (ma anche morbidi). Le mucche e le capre fanno da sfondo perenne alle nostre passeggiate e non si curano della rumorosa presenza del nostro numeroso gruppetto. Sembra che il tempo si sia fermato. Penso a noi con le nostre agende programmate al secondo, agli incastri per passare del tempo di qualità con gli amici o addirittura...

Il centro diurno

 Vicino alla stazione dei treni di Khulna, in una piccola via disseminata di piccoli bar-baracchini e di mucche, si trova il piccolo centro diurno per i tokai. Ci aspettano sbirciando dall'ingresso e come scorgono Padre Lupi si tuffano tutti, 30 o 40 è impossibile definirne il numero visto che sembrano sbucare da ogni pertugio, tra le nostre braccia. Urlano uno slogan di benvenuto, sembrano piccoli rivoluzionari vestiti di stracci dai mille colori all'assalto di qualche fortezza. Penso agli scritti di Riccardo in cui sosteneva che la cosa fondamentale non è emanciparli dalla povertà, ma riparare lo strappo dell'abbandono e ridare dignità alla loro condizione di tokai. Sono bambini e bambine che hanno imparato a sopravvivere in autonomia già da molto piccoli, hanno costruito una loro tribù in cui si proteggono e hanno occhi vivaci, curiosi e intelligenti. Hanno infinite potenzialità tra le infinite ferite che la vita gli ha inflitto. Ridono forte, mi infilano le mani nei cap...